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Dai libri illustrati all'arte terapia

 

 

 

C’era una volta una bambina che non riusciva a smettere di disegnare…

 

 

 

Cari lettori, il nostro primo sguardo al mondo delle illustrazioni editoriali è un focus su un'artista di cui siamo innamorati da anni. Ecco a voi l'esclusiva intervista a Diana Gallese, che riesce ad affascinarci e portarci nel suo magico mondo non solo con i disegni, ma anche con parole appassionate.

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Ciao Diana, grazie per aver accettato l'intervista. Puoi presentarti e parlare un po’ di te?

 

C’era una volta una bambina che non riusciva a smettere di disegnare...!”, ecco direi che questo incipit mi descrive bene! Mi chiamo Diana, Didì è il mio nome d'arte, un diminutivo piccolo e sonoro che unisce il mio nome “decisamente troppo lungo per stare sul dorso di un libro”, come disse il mio professore di illustrazione durante l'ultimo anno alle Belle Arti.

Il mio nome d'arte mi è stato donato una notte di molto tempo fa, da una conversazione a telefono con l'artista Albero Nemo, per cui nutro profonda stima. Didì risuona perfettamente con i miei due lati: la bambina e la Strega.

Mi definisco una bambina in un corpo di donna, che non ha mai smesso di disegnare e dipingere e soprattutto di emoziarsi delle piccole cose. Sono cresciuta tra gli odori di pagine di libri, tra poesie decadenti e fiabe nere, con le mani sempre piene di colori e grafite, pervasa dal desiderio continuo di voler donare un segno al suono delle parole che leggevo.

Sono nata in un piccolo paese in Abruzzo, ai piedi del Velino, monte sacro all'antico popolo Marso, e considero i boschi la mia vera casa, il luogo dove torno quando ho bisogno di parlare con me stessa. Per dar voce a sogni e aspirazioni, sono fuggita prima a Macerata, dove ho studiato l'arte dell'illustrazione e attualmente vivo a Roma, che nutre e stimola di continuo il mio fare artistico e la mia vita.

La mia arte è figlia della mia anima selvaggia e del mio legame con la natura. Mi lascio fluire ed ispirare dalle fasi lunari, dal suono del vento, dal contatto con la natura, dall’energia che rilascia un momento appena trascorso che assimilo per poi liberarlo su carta, con pennelli e colori.

La mia testa è da sempre un mosaico di immagini, nel loro continuo vortice, a cui sento il bisogno di donare una quiete, un corpo di carta e colore.

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Come nasce la passione per il disegno e in particolar modo quella per le illustrazioni?

 

Il mio amore per Lei (per me l’Arte è donna) nasce sin da bambina, nelle ore passate a disegnare, scarabocchiare, nel mio continuo creare, divertendomi.
Sin da piccola ero legata al “fantastico”, divoravo libri e fumetti di maghi e streghe, e finivo poi a disegnarle. È anche un amore genetico, donatomi da mia madre, che amava dipingere, e alimentato negli anni da mia sorella Silvia, stilista di moda. Sono cresciuta tra carte, colori e pennelli, che sono divenuti poi miei strumenti quotidiani. Ho scelto di studiare illustrazione all'Accademia di Belle Arti di Macerata, perché da lettrice, gli albi illustrati hanno sempre avuto su di me un fortissimo potere di fascinazione.
Le mie illustrazioni sono un lavoro di crescita ed evoluzione continua e perpetua. Non ho ancora raggiunto totalmente il “mio stile”, direi più che disegnando, esso sta emergendo da sé, soprattutto grazie ai “grandi maestri”, fonte di ispirazione ed esercizio per me.

Il tuo percorso inizia con lo studio di arteterapia, puoi spiegarci di cosa si tratta e soprattutto quant’è importante questo percorso?

 

Il mio percorso inizia con il disegno, diviene illustrazione e ora è divenuto anche Arte Terapia. E' stata un'evoluzione, una ricerca interiore che parte dalla mia anima, e diviene poi dialogo con gli altri. L'Arte, diviene un mezzo di autoconoscenza e autoconsapevolezza, ed è assolutamente slegato dall'estetica, dai canoni di bellezza accademici e dalle regole pittoriche, ma diviene atto terapeutico, cura del dolore animico e mezzo di conoscenza gruppale. Ho sempre creduto nel potere dell'arte, la mia tavolozza mi ha guarita da così tante ferite, che ho sentito la necessità di sperimentare le arti terapie, per poter aiutare anche chi vorrà affidarsi a me. Il foglio di carta diviene il luogo dove confluire ogni dramma emozione o pensiero negativo, che poi viene trasformato insieme in un atto di auto-cura attraverso il dialogo e la condivisione finale. L'arte terapia è una forma di magia, più ti affidi a lei, più verranno fuori i tuoi poteri: la forza interiore, l'accettazione e la nascita di un nuovo Io.


 

Come ti rapporti ai bambini e come il disegno può essere di vitale importanza nei primi anni di apprendimento?

 

L’arteterapia è una tecnica di intervento utilizzata per facilitare l’espressione delle emozioni. Spesso i bambini non riescono a trovare le parole adeguate per spiegare al terapeuta l’accaduto, oppure si sentono in imbarazzo o in colpa (specialmente in caso di abuso o vissuti dolorosi). L'arte funge da “contenitore” per le emozioni che il bambino avverte come pericolose o distruttive, o di cui è spaventato e permette di esprimerle sentendosi comunque “contenuto” e protetto. I miei laboratori di arte terapia per bambini sono incentrati sulla forza del gioco, e sulla sperimentazione della condivisione. A suon di musica, lascio che i bambini occupino spontaneamente uno spazio e dipingano liberi su fogli molto grandi. Altre volte invece, dono loro degli stimoli, delle storie o delle opere d'arte, che fungono da attivatori emotivi. Attualmente sto lavorando con vari laboratori sulla costruzione di un libro collettivo fatto di sole immagini, con tecnica mista.

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Ci puoi raccontare quali sono stati i tuoi primi disegni e qual è quello che ricorderai per sempre?

 

Il disegno è sempre stato per me una forma di linguaggio che non mente. Non scorderò mai la mia prima seduta di arte terapia, a 5 anni. Un'amica di mia sorella stava scrivendo la tesi in psicologia familiare e così mi chiese di disegnare la mia famiglia. Ricordo di aver disegnato spontaneamente senza troppo pensarci, inserendo nel disegno anche un gatto. Non scorderò mai la sua capacità di leggere il mio modo di sentire, attraverso l'osservazione dei miei scarabocchi di bambina.

 

 

Com’è cambiata la Diana “illustratrice” del passato a differenza di oggi e come ti vedrai tra 30 anni?

 

Il modo di dipingere muta con il tempo, e durante i tre anni di studio all'Accademia di Belle Arti di Macerata mi sono soffermata molto sullo studio di un mio stile, che è poi emerso spontaneamente, tanto da sorprendere anche me. La mia arte ora ha uno stile e una tavolozza ben definita. Uso i colori e le tecniche pittoriche con consapevolezza a seconda del messaggio che voglio veicolare. Tra 30 anni mi vedo... in una Maison d'artista, immersa nella natura, a lavoro in molteplici laboratori arte terapeutici.

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Quanto tempo impeghi per realizzare un’illustrazione e quali sono state le difficoltà che hai riscontrato nel primo periodo e, come le hai superate?

 

L'illustrazione è un'arte che ha dei tempi molto variabili. A volte nasce spontaneamente su carta e non ha bisogno di progettazione, e altre volte invece, necessita di più studio, sketches, bozze e prove-colore. Le difficoltà iniziali sono quelle di entrare nel mondo dell'illustrazione: formati, bleed, impaginazione, colore, scansione, RGB, CMYK… L'ho superata sperimentando, osservando molti libri e i vari lavori degli altri illustratori e infine creando una mia sintesi e stile artistico.

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Qual è stato il primo libro che hai illustrato? E come nasce la collaborazione con Moreno di Officina Milena?

 

Sono entrata nel mondo editoriale in punta di piedi, cercando una casa per il mio primo figlio di carta, la mia reinterpretazione visiva di “La Leggenda di Sleepy Hollow”. Conoscevo già la casa editrice grazie al libro “Vodka e Inferno”, edito da Milena, e dopo aver letto un'intervista di Moreno, l'editore, in un articolo, ho deciso di sottoporgli il mio lavoro. Officina Milena ha accolto tutto il mio mondo e la mia personalità e in poco tempo sono nate molte altre collaborazioni. Per Officina Milena ho illustrato varie copertine come “Ritorno a Blue River” di Grazia Caputo  e “Senza Velo” di Virginia Saccalupi. E poi sono nati i romanzi illustrati per ragazzi, di genere fantastico come “Qualcosa respira nel ripostiglio”, una serie di racconti ispirati ai Piccoli Brividi, e “Il Mistero di Pianodoro” di Mariagrazia Giuliani. Attualmente lavoro a stretto contatto con Moreno, come Art Director della collana gotica di Agenzia Pensiero Creativo, e stiamo prendendo varie decisioni sulle prossime uscite illustrate. La prima è stata “Ippocorno e altri racconti” di Vincenzo Barone Lumaga. Sono grata e felice di lavorare con lui.

 

Ora stai lavorando a qualche progetto? 

 

Stanno per venire alla luce gli ultimi progetti artistici ultimati tra il 2023 e il 2024. Inoltre sto illustrando un mazzo di tarocchi tutto mio, e sto ultimando le illustrazioni di una fiaba gotica, di cui non è ancora prevista la data di uscita.

 

 

Prima di salutarci potresti lasciare un messaggio/un consiglio per chi come te vorrebbe inseguire questa strada?

 

Cari piccoli e grandi disegnatori, il mondo editoriale visto dalla parte di chi fa libri è un mondo affascinante e complesso: è un oceano profondo pieno di meraviglie e squali pericolosi, e bisogna sapersi destreggiare tra diritti d'autore e deadline! La fase più emozionante del lavoro dell'illustratore è sicuramente l'atto creativo, il momento di immersione emotiva dove avviene una delle magie più belle: rendere visive le parole dell'autore. La creazione dei personaggi, la caratterizzazione dei piani, la scelta delle inquadrature e la scelta dei colori da utilizzare compone la fase progettuale di composizione. E come ogni atto creativo che si rispecchi, anche l'arte dell'illustrazione può avere i suoi momenti di crisi e, in un batter d'occhio, ti ritrovi la stanza piena di fogli appallottolati. E matite sparse qua e là!

Dunque ecco la giusta ricetta per chi vuole addentrarsi nel mondo: “lasciamo fluire tutte le nostre emozioni all'interno dei personaggi a cui stiamo dando l'anima, sporcarsi le mani e il cuore di colori, tenendo bene a mente il messaggio che vogliamo comunicare e… occhio a non lasciarsi sfuggire l'orario di deadline!

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